Martedì 20 settembre ore 17:30
Venezia, Casa di Casa Goldoni
Relatore: Roberto Cuppone
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Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte di Gilberto Govi, lo straordinario fondatore del teatro dialettale genovese, uno dei simboli più rappresentativi della città della Lanterna ma anche del teatro italiano tutto.
Amerigo Armando Gilberto, il suo nome completo, nasce a Genova il 22 ottobre 1885 da una famiglia di origine mantovana; frequenta per tre anni l’Accademia di belle arti, studi dai quali ricaverà la caratteristica di un trucco di scena che costruiva ogni sera sul proprio viso come su una vera maschera. A sedici anni ottiene il mitico “impiego sicuro” come disegnatore dalle Officine elettriche genovesi ma la passione per il teatro lo induce fin da subito ad affrontare notevoli difficoltà e compromessi con gli orari lavorativi per iscriversi all’Accademia filodrammatica italiana ospitata nel Teatro Nazionale, struttura nella quale però erano consentite solamente recite in perfetto italiano.
In Gilberto, invece, il naturale desiderio di ricerca unito al profondo amore per la sua città in ogni suo aspetto, aveva già fatto scattare l’interesse verso il teatro vernacolare, interesse che perseguirà formando una piccola compagnia di attori dilettanti che portava in scena il dialetto genovese, soprattutto con le commedie scritte Niccolò Bacigalupo. L’Accademia lo espulse con i suoi “dialettali” ma Govi ricevette la massima ricompensa quando uno dei suoi miti, il grandissimo Virgilio Talli, dopo aver assistito ad una sua rappresentazione, fu talmente entusiasta della sua figura e dei suoi personaggi che lo stimolò a fondare un vero e proprio teatro dialettale genovese, che a quei tempi non aveva una tradizione consolidata.
Nasce così la “Compagnia dialettale genovese” che inizia ad esibirsi nei maggiori teatri cittadini, tentando la prima sortita a Torino nel 1917. Il successo a livello nazionale non tarda ad arrivare: nel 1923 Govi presenta al teatro Filodrammatici di Milano la commedia di Bacigalupo “I manezzi pe maja na figgia” ed è il successo. Lascia quindi il mestiere di disegnatore per dedicarsi totalmente alla vita di attore costruendo una serie di caratterizzazioni che sono entrate nella storia del teatro italiano e mondiale. Sua partner nella scena fin dalla prima, piccola compagnia dialettale è Caterina Franchi Gaioni, l’indimenticabile Rina Govi che gli sarà accanto in tutta la carriera e, dal 26 settembre 1917, anche per tutta la vita. Dopo la trionfale tournée in Sudamerica del 1926 e le innumerevoli rappresentazioni sui palcoscenici nazionali, Govi rappresenta per gli spettatori di mezzo mondo il vero genovese, furbo, sorridente e rude e del carattere ligure permeava i testi delle commedie, quel carattere che sa guardare oltre la scorza delle cose e leggere dentro se stesso con una buona dose di humour sotto gli atteggiamenti da gente seria, anzi, per dirla con il suo amato dialetto, “stundaia”.
Indimenticabili i suoi cavalli di battaglia, quali, oltre ai celeberrimi Maneggi per maritare una figlia, Pignasecca e Pignaverde, Quello buonanima e Sotto a chi tocca, diventati veri classici del teatro dialettale. La sua versatilità lo vede impegnato anche in quattro film: Colpi di timone (1942), Che tempi! (1947), Il diavolo in convento (1950), Lui,lei e il nonno (1961) e, nello stesso anno, anche in un famoso Carosello per una nota marca di tè dove interpreta il simpatico personaggio di Bàccere Baciccia, portiere di un caseggiato genovese, conosciuto da tutti per l’estrema tirchieria ma adorato dai bambini, ai quali ripeteva una frase rimasta celebre: Da quell’orecchio, non ci sento; da quell’altro, così così….
Interprete formidabile ed eclettico, Govi amava tuttavia portare in scena la semplicità della vita di tutti i giorni e a chi lo criticava per non aver mai affrontato un repertorio più colto e impegnato, ribatteva come i teatri abbondassero di attori impegnati che si atteggiavano in scena ma che non rappresentavano la realtà e ribadiva la sua intenzione rappresentare sempre la quotidianità, preferendo raccontare la storia della gente umile, facendo sì ridere di cuore il pubblico ma portandolo contemporaneamente anche a riflettere.
Muore a Genova il 28 aprile 1966 : molto amato dai suoi concittadini, varie opere pubbliche portano il suo nome tra le quali i Gilberto Govi, una sala del restaurato Teatro della Gioventù, la cui programmazione è principalmente dedicata proprio al teatro dialettale genovese e il Teatro Verdi di Genova Bolzaneto, che dopo una lunga ristrutturazione, ha riaperto i battenti con il nome di Teatro Rina e Gilberto Govi.
Una compagnia dialettale a lui intitolata, inoltre, continua a proporre le sue vecchie commedie, oltre a testi contemporanei in lingua genovese, perpetuando così’ non solo il suo ricordo ma anche l’ importante valorizzazione di quel dialetto e di quel mondo da lui tanto amati.
Ingresso su invito fino ad esaurimento dei posti disponibili.