Venezia, 1803 – Torino, 1861. Protagonista assoluto del teatro italiano risorgimentale, fu l’attore-patriota per eccellenza, capace di esprimere una concezione e una pratica rivoluzionaria dell’arte attorica e, ad essa intimamente congiunta, l’appassionata coerenza di un “engagement” politico generosamente ed inflessibilmente votato alla causa democratica e repubblicana. Veneziano, figlio d’arte (i suoi genitori, Giacomo e Luigia Bernaroli Lancetti, erano eminenti rappresentanti della scena primottocentesca), viene avviato agli studi giuridici (a Padova e poi a Bologna) e fu per qualche tempo impegnato nell’attività forense (presso lo studio dell’avvocato Vicini, che poi si troverà a coadiuvare nelle sue funzioni di capo del potere esecutivo durante la rivoluzione marchigiano-romagnola del 1831). L’esordio sulle scene, sperimentato a Bologna, in una formazione filodrammatica, ne mette subito in evidenza le straordinarie virtù interpretative, inducendo il principale capocomico del tempo, Salvatore Fabbrichesi, ad arruolarlo nella sua troupe (1825). Da quel momento in poi, cambiando spesso formazione, l’attore sviluppò la sua carriera di brillante e appassionato interprete della scena teatrale e di quella politica: capace di imprimere espressività eversiva nella rappresentazione di sentimenti democratici e patriottici (e per questo ben presto inviso a tutte le polizie), e di convertire le proprie energie interpretative in diretto impegno insurrezionale laddove le circostanze l’avessero consentito e sollecitato. Fu dunque partecipe dei moti del ’31 (che gli porteranno in dote, oltre ad 8 anni di esilio e di peregrinazioni, la conoscenza di Mazzini – di cui sarà energico collaboratore – e quella della sua amatissima compagna di vita e di lotta, Giulia Calame), volontario nella catastrofica spedizione di Savoia, protagonista del ‘48 (in Veneto, a Firenze e a Roma, con mansioni militari e politiche di primo piano): proscritto da tutti gli stati e costretto a trovar rifugio nell’odiato Piemonte, Modena seppe poi tener fede al proprio intransigente ideale artistico e politico rifiutando di essere protagonista di una scena, letterale e metaforica, che – nel patteggiamento moderato con cui si avviava a soluzione la causa unitaria – non poteva che suscitare la sua riprovazione. Ispirato dalla sua passione politica nell’aspra censura che muoveva alla realtà dell’offerta spettacolare coeva, determinato a sottrarla al suo principio di routine commerciale e a riconvertirla in espressione di impegno civile, Modena riformò radicalmente il sistema di recitazione vigente sostituendo a forme ancora settecentesche di esecuzione enfatico-accademica la creazione a tutto tondo dei personaggi interpretati e obliterando quindi le distinzioni ancora in auge tra parti tragiche e parti comiche.
Profilo biografico a cura di Anna Scannapieco dal Dizionario dei conflitti in Gli Italiani in Guerra, vol. 1, Utet, Torino, 2008, diretto da Mario Isnenghi.