Martedì 18 dicembre 2017, ore 17:30
Venezia, Casa Goldoni
Ingresso su invito fino esaurimento posti
Di e con Chiarastella Serravalle, Leonardo Mello e Rachele Colombo
L’associazione culturale Arte-Mide vuole rendere omaggio, in un percorso di reading teatralizzato, ad alcune figure di donna che hanno lasciato un segno indelebile all’interno della drammaturgia goldoniana.
Carlo Goldoni è un grande precursore dei tempi che verranno dopo di lui, inserendo nelle sue opere e nella stessa sua biografia quelli che sono gli embrioni dell’emancipazione femminile emettendo in dubbio i canoni dell’epoca. Questo sia dal punto di vista ‘concreto’, vale a dire nelle relazioni con le donne che, mano a mano, incontra nella sua vita, che da quello ‘virtuale’ dei personaggi che inventa per la scena. Nonostante il contesto socio-culturale del suo tempo, marcatamente improntato alla predominanza maschile, la donna goldoniana ha un ruolo decisionale ed è protagonista delle sue scelte: ecco il motivo per cui nelle sue commedie appaiono svariate e affascinanti tipologie di caratteri femminili.
Anche nei Mémoires viene dedicato un grande spazio al gentil sesso, a cominciare dalla rievocazione affettuosa della madre, protagonista, insieme alla zia e alla governante – cui dedica la sua prima, ‘balbettante’ fatica, a soli otto anni – di un’infanzia tutta ‘al femminile’.
Altri interessanti episodi legati alla sua giovinezza fanno capire quanto il tema femminile sia al centro della sua ispirazione drammaturgica.
Studente, ancora giovanissimo, al prestigioso Collegio Ghislieri di Pavia, grazie alla sua incredibile arte poetica dà vita alla satira Il colosso, dedicata alle fanciulle della borghesia lombarda, da ciascuna delle quali ricava il tratto fisico più grazioso fino a costruire una sorta di ‘donna ideale’, entrando deliziosamente nell’intimità di questa ragazze facoltose e un po’ provinciali. Il testo, scritto ovviamente in forma anonima, viene smascherato da alcuni compagni di collegio gelosi della sua maestria: lo scherzo rischia di trasformarsi in tragedia, e il poeta in erba deve allontanarsi in fretta e furia dalla nebbiosa cittadina d’Oltrepò.
Spostatosi a Udine per studio, incappa in un’altra esperienza complicata con l’altro sesso: viene cioè ‘soggiogato’ da un’astuta e avida serva che sfrutta l’innamoramento del giovane Carlo per la sua padroncina, costringendolo all’acquisto di alcuni preziosi gioielli.
Questi aneddoti e molte altre esperienze vissute, ricche di speranze e delusioni, vengono riportati all’interno delle sue commedie e restituiscono in uno spaccato assolutamente realistico la vivace e vitale epoca settecentesca, quando già i Lumi stavano discendendo d’Oltralpe, e nulla sarebbe stato più uguale a prima.
Il trait d’union tra vita e teatro, citando una delle sue più profonde e calzanti riflessioni sul proprio lavoro, è rappresentata dalle attrici, figure ammalianti e vive per le quali spesso Goldoni costruisce interpretazioni che sovvertono la ‘tradizione’ comica dell’epoca, dando vita a personaggi intramontabili, che segnano anche il percorso umano del drammaturgo. Presenza ‘conciliatrice’, schiva ma determinante, è quella della moglie, la genovese Nicoletta Conio, che assume il ruolo di una quasi seconda madre e gli rimane al fianco per tutta la vita, fungendo da ‘musa’ silente per molte delle sue migliori caratterizzazioni.
La riforma goldoniana apre un solco irreversibile sulla storia del teatro (non solo) comico, portando un’ondata di ideale modernità, che proprio attraverso le donne – una per tutte Mirandolina – risulta ancora oggi praticabile e profetica, come dimostrano le opere di Giorgio Strehler, Luigi Squarzina, Luchino Visconti, e – forse al massimo livello – il genio registico di Luca Ronconi, che proprio a quella femminilità emancipata e contemporanea, con tanto di rivendicazioni e diritti, ma anche di astuzie e piccole sopraffazioni, hanno fatto più volte riferimento nel loro lungo percorso teatrale.