Casa di Carlo Goldoni

Casa di Carlo Goldoni

Percorsi e collezioni

Primo Piano – Sala 1

Il Portego al primo piano
Questo spazio veniva originariamente usato sia come salone da ricevimento sia come sala passante per accedere agli altri locali, collocati sui due lati. Da qui inizierà la visita nel “teatro di Carlo Goldoni”.

 

La portantina
Un mezzo di trasporto per muoversi in città senza affaticarsi
Il suo uso è molto antico: secondo Cicerone e Giovenale risalirebbe ai re di Bitinia. Nella forma più antica, usata dai Greci e dai Romani, detta lectica (da lectus), era costituita da una specie di barella coperta di materassi e cuscini per potervisi adagiare, portata, per mezzo di cinghie, dagli schiavi. La portantina qui visibile, il cui uso venne diffuso dall’Inghilterra, nella seconda metà del ‘600, e in Italia e in Francia ebbe un’enorme diffusione nel ‘700, veniva sostenuta, per brevi tragitti, da due uomini per mezzo di due robuste stanghe laterali e consiste in una piccola cabina chiusa da finestrelle con vetri, e munita di uno sportello per entrarvi. Su questa si recavano le dame del ‘700 alle cerimonie, a messa, al passeggio, al caffè: e talvolta vi viaggiavano, per i tragitti più
brevi. A Venezia non solo le dame vi passeggiavano, ma i dogi scendevano su quella la scala d’oro del Palazzo Ducale per salire sulla gondola.

La finta ammalata
Scena tratta dall’atto secondo – Scena V, VI
La giovane Rosaura pur soffrendo per amore, non ha perso l’appetito, che soddisfa con dei fichi nascosti sotto al letto ad insaputa dell’amica Beatrice e della cameriera Colombina che sono in pena per lei. La scena è composta da una dormeuse in legno intagliato, imitazione ottocentesca del XVIII secolo; da un abito Andrienne, costume di scena, del XX secolo, da una specchiera in argento del XVIII secolo, da un paravento a tre ante ottocentesca ad imitazione del XVIII secolo e da quattro vasi da farmacia in maiolica (1650ca. -1749 ca.). A pavimento si trova una finestrella decorata in marmo che permetteva di controllare chi stava per entrare in portego dalla porta d’acqua. Può essere considerato un nostro attuale spioncino. La Commedia: Presentata con successo durante il carnevale del 1751 con il titolo Lo speziale, o sia la finta ammalata, questa commedia si confronta con il tema comico del malato immaginario, ricorrente nella tradizione teatrale.
Da La finta ammalata il Goldoni ricavò un dramma giocoso che fu musicato nel 1768 da F. J. Haydn.
Trama: Rosaura, figlia di Pantalone, è innamorata del Dottor Onesti e si finge malata per riceverne le visite aiutata dall’amica Beatrice che, scoperto il segreto della “malattia” di lei, si adopera in tutti i modi per fare in modo che le venga accordato il “giusto medicamento”.  L’ostacolo principale alla riuscita del disegno è rappresentato proprio dal Dottor Onesti che, pur avendo grande attaccamento e considerazione per Rosaura, vorrebbe rifiutare la sua mano per timore di venir accusato di averla sedotta durante le visite, mettendo così in discussione il suo onore di uomo e di medico. Tutto però si risolve grazie ai buoni uffici di Beatrice.

La figlia obbediente
Scena ispirata all’atto secondo – Scena IV, V e VI
Rosaura, che deve assecondare il volere del padre che l’ha promessa in sposa al conte Ottavio, decide di informare il suo innamorato Florindo che nonostante il suo cuore gli appartenga, seguirà il volere del padre. Ma come fare a consegnare la lettera all’innamorato? Ci penserà l’amica Beatrice che condurrà Florindo nella stanza della fanciulla. La scena raffigurata a parete tratta dalle incisioni dell’edizione Pasquali, tomo VIII, del 1761-1766, è rappresentata da consolle e poltrona del XVIII secolo simili per fattezze a quelle riportate.
La Commedia: Commedia in tre atti, rappresentata la prima volta nel 1752, in cui abbondano le concessioni romanzesche care ai gusti del pubblico del tempo.
Trama: Florindo, figlio di un mercante livornese, ama Rosaura figlia di Pantalone ma, quando il padre suo gli dà il permesso di sposarla, essa è già stata promessa da Pantalone al ricco e bizzarro conte Ottavio. Il dramma di Florindo si intreccia all’accorata e sofferta sottomissione di Rosaura agli impegni che suo padre a preso con il Conte Ottavio. Anche Pantalone a sua volta soffre nel vedere sacrificata la figlia. Sullo sfondo vivono le vicende di Brighella, padre in qualche modo degenere che si è arricchito con i soldi che provengono dai successi della figlia Olivetta che fa la ballerina e alla quale il servo ruberà ogni bene, ma che verrà fatto acciuffare dal conte Ottavio. Dopo varie peripezie il Conte Ottavio si deciderà a rinunciare a Rosaura, che potrà finalmente sposare il suo amato Florindo.

I ritratti di Carlo

G.B. PIAZZETTA, M.A. PITTERI
Ritratto di Carlo Goldoni con berretto,
1754 – Incisione
Questo ritratto risale ai primissimi mesi del 1754, come si ricava dalla lettera datata 17 luglio 1754, inviata dal Goldoni a Marco Pitteri. In questa lettera il commediografo esprime il suo vivissimo apprezzamento per l’opera, ringraziando il Pitteri per “l’amorosa cura di eternarmi davvero coll’eccellente opera delle sue mani” e dandone anche una prima valutazione critica: “Bizzarra è l’invenzione del berrettino e de’ naturali capelli, che rendono più costante la somiglianza. L’intaglio poi è di tal valore, che farà passare quest’altra opera sua fra le più stimate della sua mano”. E in effetti, l’incisione è di altissima qualità, caratterizzata da una notevole vivacità e freschezza d’intaglio, soprattutto resa più viva dall’informale berretto che conferisce all’allora quarantasettenne Goldoni un’aria gioviale e giovanile. Purtroppo di quest’incisione furono tirati pochi esemplari, perché il Pitteri quasi subito modificò il rame, sostituendo al berretto la parrucca.  

G.B. PIAZZETTA, M.A. PITTERI
Ritratto di Carlo Goldoni con parrucca, 1754 – Incisione
E’ in effetti un secondo stato del ritratto con berretto, dove appunto al berretto viene sostituira la più formale parrucca. I motivi che spinsero il Pitteri a questa variazione non sono chiari; l’ipotesi più credibile è quella del Bottari che pensa che l’iniziativa del rifacimento sia stata presa autonomamente dal Pitteri “per avere cambiato parere”, forse volendo evitare di uscire da quelli che erano i canoni della ritrattistica “aulica” dell’epoca. L’effetto della sostituzione del berretto peggiora, in parte, la qualità dell’incisione, sia per la non felice esecuzione della parte rinnovata, soprattutto nel particolare dell’attaccatura della parrucca alla fronte, sia perché in generale il ritratto perde in freschezza, per assumere un tono più formale, forse meno in sintonia con la personalità del Goldoni.  

L’avvocato Veneziano
Scena ispirata all’atto primo, Scena I 
Alberto Casaboni, avvocato veneziano, è alla scrivania intento ad esaminare la causa nella quale deve difendere Florindo contro Rosaura, cliente del dottor Balanzoni di cui è innamorato. La scena è resa tramite una scrivania e delle poltroncine della seconda metà del XVIII secolo, delle specchiere in legno dorato a braccioli porta candela ed una vestaglia maschile da camera del XX secolo della collezione Martinuzzi. A parete il ritratto di Carlo Goldoni di Alessandro Falca detto Longhi della seconda metà del XVIII secolo. 
La Commedia: Con L’avvocato veneziano, commedia rappresentata nella stagione teatrale 1749-50, il Goldoni, non immemore della professione da lui esercitata a Pisa, porta sulla scena, in contrasto con la tradizione teatrale che rappresentava gli uomini di legge come cavillosi e intriganti, il carattere positivo di un avvocato veneziano.
Scrive nella Prefazione: “era ben giusto che all’onoratissima mia professione dar procurassi quel risalto, che giustamente le si conviene”. Tanto fu il successo della commedia che venne rappresentata anche all’estero.
Trama: Alberto Casaboni, avvocato veneziano, è alla scrivania intento ad esaminare con grande concentrazione la causa nella quale deve difendere Florindo contro Rosaura, cliente del dottor Balanzoni. Egli prova già per la giovane, che ha visto casualmente al balcone, un tenero sentimento. Di qui una lotta fra il dovere e la passione che termina con il trionfo di entrambi: Rosaura perderà la causa ma troverà in Alberto un marito appassionato e onesto.

I Rusteghi
La Commedia: Scritta nel gennaio 1760 a chiusura del carnevale teatrale e rappresentata per la prima volta al teatro San Luca il 16 febbraio con il titolo La compagnia dei salvadeghi, o sia I rusteghi incontrando un grande successo di pubblico, tanto che nell’edizione Pasquali del 1762 il Goldoni stesso scrisse: “posso dire che quest’opera [è] una delle mia più fortunate; perché non solo in Venezia riuscì gradita, ma da per tutto, dove finora fu dai comici rappresentata.”
Trama: Il modello di questa commedia prende corpo nell’osservazione arguta, anche un po’ sarcastica, della piccola borghesia nella sua quotidianità, una piccola società con tutte le sue contraddizioni, i suoi meriti, le sue manie ed i suoi impulsi più umani. Quattro uomini. brontoloni e scontrosi, morbosamente attaccati ai vecchi costumi, primo fra tutti l’indimenticabile Sior Lunardo, pensano ed agiscono in modo troppo all’antica secondo le loro spose, dall’adorabile Siora Felice alla sciocca Marina, e i loro figli che di continuo sperano in momenti più felici e di continuo vengono delusi. Sarà proprio la Siora Felice a risolvere la difficile situazione venutasi a creare nel progetto matrimoniale tra la figlia di Lunardo e dell’altro rustego Maurizio e che quindi, alla fine della commedia, potrà annunciare la vittoria della cordialità e del buon senso sulla rustichezza e l’ottusità.

Il burbero benefico
La Commedia: Scritta in francese e rappresentata a Parigi il 4 novembre 1771, Le bourru bienfaisant divenne in italiano Il burbero benefico nella prima traduzione del 1772 mentre alla seconda, tradotta dallo stesso Goldoni nel 1789, venne dato il titolo Il burbero di buon cuore.
Trama: Geronte è un uomo burbero e autoritario, ma più nell’apparenza che nella sostanza. Resta il fatto che in casa tutti lo temono, compresi i servitori, che comunque lo amano e lo rispettano e i due giovani due nipoti, Angelica e Dalancour.
La ragazza non osa confessargli che è innamorata di Valerio, e così Geronte, convinto di fare il bene della nipote, la promette in sposa al suo amico Dorval. Ma questi, saputo dell’amore che la fanciulla ha per Valerio, si ritira in buon ordine e si offre anzi di fare da testimone. L’altro nipote, Dalancour, è già sposato ed è ridotto al fallimento, rischiando addirittura la prigione a causa delle spese sostenute per soddisfare i desideri della moglie. Lo zio Geronte, burbero ma generoso, finisce col sanare il bilancio del nipote e concedere la mano di Angelica a Valerio.

Il Bugiardo
La Commedia: Scritta nel 1750, Il Bugiardo è una delle più belle e briose commedie di Carlo Goldoni. Ispirata all’opera di Corneille, Le Menteur, che trasse a sua volta la trama dalla Verdad sospechosa dello spagnolo Juan Ruiz de Alarcón.
Goldoni nel suo Bugiardo si è valso solo in piccola parte del soggetto dell’autore francese dando un nuovo colore e imprimendo una più calda vita alla vicenda. Fu rappresentata per la prima volta a Mantova nel 1750 e fu stampata a Firenze nel 1753.
Trama: Lelio, figlio di Pantalone, torna a Venezia da Napoli, città in cui è cresciuto, e capita subito nel pieno di una serenata che Florindo, amante timido, rivolge segretamente a Rosaura, affacciata con la sorella Beatrice sul terrazzo di casa. Seguendo il suo estro di bugiardo impenitente, Lelio, assistito dal servo Arlecchino, si fa avanti, attirando l’attenzione delle figlie del Dottore e attribuendosi il merito dell’omaggio canoro.
Da questo momento in poi inizia un rutilante gioco di “spiritose invenzioni”, come il fantasioso protagonista definisce le sue menzogne: si conferisce un’identità ammantata di ricchezze e nobiltà, si dichiara un cavaliere napoletano invaghito di Rosaura, si finge un amico di se stesso con il padre, si vanta di aver goduto i favori delle sorelle con il severo Ottavio, amante di Beatrice. Anche quando viene smentito dai fatti, non si perde d’animo e cambia rapidamente la storia, riuscendo comunque convincente. Quando tuttavia le esagerazioni raggiungono un livello insopportabile d’immoralità, è scacciato dal padre e da tutti gli altri, mentre nel gioco della convezione teatrale si ricompongono le coppie di innamorati.

Il lampadario
Un gioiello di luminosa arte manifatturiera
Lampadario in vetro girasol con applicazioni e fiori in pasta vitrea policroma.
Bracci in vetro pieno con coppette per candele, l’impianto elettrico, successivo, applicato nella seconda metà del’Ottocento.
Pur avendo caratteristiche settecentesche sembra essere di fattura ottocentesca infatti varie fabbriche muranesi hanno prodotto lampadari ad imitazione del Sei-Settecento veneziano, per cui spesso è difficile datare questi manufatti.


 

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Casa di Carlo Goldoni. La Casa del suo Teatro
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